In Progress magazine
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#3-2025
ottobre 2025
CLAUDIA PALMIRA: NEL SEGNO DELL’ARTE TRA ROMA E NEW YORK
L’artista e designer italo-americana ha incantato Via Borgognona con la sua visione estetica durante Rose Rosé 2025: un intreccio raffinato di arte, moda e cultura enogastronomica.
Dal 5 all’11 maggio 2025, il cuore elegante di Roma ha ospitato Rose Rosé, evento che ha celebrato il vino rosato attraverso un inedito dialogo con l’arte e la moda. Claudia Palmira, tra le protagoniste dell’edizione, ha esposto le sue opere in tre boutique iconiche della capitale, portando la sua poetica visiva in un contesto di lusso e creatività. Un racconto che attraversa due città, due mondi, una sola anima artistica.
Roma e New York: due città così diverse, così intense. È tra queste due realtà che si muove Claudia Palmira, artista, designer e mente creativa capace di tessere una trama estetica che parla linguaggi universali. Durante Rose Rosé 2025, evento fiorito nel cuore di Via Borgognona, la sua arte ha preso vita nelle boutique di Marina Rinaldi, L’Equilibriste ed Eddy Monetti. Tre location diverse, una sola visione: quella di un’arte che fonde intuizione, eleganza e spiritualità.
Rose Rosé non è stato solo un itinerario enologico di prestigio, ma anche un percorso immersivo tra estetica, profumi e cultura. Le opere di Palmira, caratterizzate da forme simboliche e colori che vibrano di significato, si sono inserite perfettamente in questo contesto. Ogni opera diventa così un portale visivo, un invito alla riflessione interiore e alla connessione con il mondo invisibile.
Trasferitasi a Roma nel 2006, Claudia Palmira ha fondato la Roma Design Agency, studio dove l’arte incontra la comunicazione visiva, il branding e la strategia intuitiva. Il suo percorso professionale – dalla grafica all’arte digitale, dalla meditazione al design – è il frutto di una ricerca che non si limita alla forma, ma investiga il senso più profondo dell’espressione visiva.
Durante Rose Rosé, l’incontro tra vino rosato e arte contemporanea ha creato un’esperienza multisensoriale, dove il rosa è stato codice visivo e simbolico: colore dell’amore, della delicatezza, della rinascita.
Palmira è intervenuta anche nel talk “Il turismo esperienziale nel mondo del vino (rosé)” presso l’hotel St. Regis Rome, sottolineando come arte e territorio possano collaborare per creare esperienze significative e memorabili. Il suo intervento ha mostrato quanto l’arte possa diventare vettore di comunicazione e strumento di promozione per una nuova idea di turismo culturale.
Oggi, Claudia continua a lavorare tra Roma e New York, mantenendo vivi i legami con entrambe le città, che nutrono la sua ricerca artistica. Nei suoi progetti, spiritualità e tecnologia si fondono, creando visioni che parlano all’anima contemporanea.
INTERVISTA
Cosa rappresenta per te il colore rosa, così centrale nell’evento appena conclusosi? Ha un valore simbolico nel tuo lavoro?
In breve, il rosa per me rappresenta la gioia. Un certo tipo di rosa acceso mi trasmette sempre un senso di modernità e freschezza. Quando lo vedo affiorare nelle opere d’arte, anche in lavori medievali dorati o in altri contesti, ha sempre un tocco un po’ irriverente.
La vibrazione di questo colore è potente in tutte le sue sfumature: da quella più tenue e innocente fino al magenta più intenso e passionale, passando per una calma spirituale, una tenerezza delicata, fino a un’energia innovativa e a un impatto visivo quasi scioccante.
Il magenta è il colore del logo del mio brand, e il rosa è ricorrente in molte delle mie opere, oltre ad essere il colore scelto per il packaging della mia linea di foulard in seta, Clù.
Come riesci a mantenere un equilibrio creativo tra Roma e New York, due città così potenti ma differenti nella loro energia?
Hai ragione. Roma e New York possiedono ciascuna un’identità intensamente unica. New York per me è casa; la sua energia tagliente e ambiziosa mi ha forgiata, con il suo spirito imprenditoriale e positivo e la convinzione che “sì, i tuoi sogni si possono realizzare.”
Porto questo approccio nella Città Eterna, sontuosa, romantica e profonda, dove riscopro una tradizione artistica e un passato ricchissimo che mi invita a rallentare e osservare.
Fondere le dinamiche di queste due energie è stato il cuore del mio percorso in Italia, e ha avuto una forte influenza sul mio lavoro. L’equilibrio non è mai qualcosa di statico. Piuttosto, è un processo continuo di aggiustamento ed evoluzione.
In che modo la tua esperienza come designer influenza il tuo approccio all’arte visiva?
La grafica è stata fin dall’inizio un’estensione della mia pratica artistica, da quando, da adolescente, ho scoperto il design digitale. Il design ha una capacità meravigliosa di dare ordine visivo, creare una gerarchia e, per sua natura, racchiude sempre una funzionalità.
Nel design ho trovato un contenitore per la mia espressione, che è stata anche una forma di servizio: creare opere per gli altri. La tela, invece, richiede un coinvolgimento più emotivo: esplorare l’anima attraverso il gesto artistico, in un processo dalla funzione decisamente più eterea.
Arte e design convivono in dialogo dentro di me, e questo è evidente anche nella mia linea di foulard in seta, che nascono come dipinti. La seta dà vita all’opera, trasformandola in un oggetto che diventa un capo di moda. E, per me, anche un frammento di tempo.
La mia sensibilità di designer si riflette anche nella serie Iconics/Poetics: parto da un dipinto o un disegno, poi combino gli elementi in un collage che viene importato in un ambiente digitale, dove può essere ulteriormente elaborato. Il risultato finale è una stampa su vetro acrilico, con un’estetica definita, quasi da design.
Nel talk al St. Regis hai parlato di turismo esperienziale legato al vino e all’arte. Come immagini il futuro di questi eventi ibridi?
La bellezza di questo evento è stata nella sovrapposizione di tre ambiti distinti di creatività ed espressione: arte, moda ed enologia. In ognuno di questi mondi esistono “artisti” che elaborano un’idea e la esprimono attraverso mezzi molto diversi.
Gli eventi che uniscono collaborazioni e scambi tra discipline creative mi entusiasmano, perché creano connessioni tra comunità. Per esempio, durante Rose Rosé, una mia opera è stata esposta nella boutique Eddy Monetti, celebre da oltre cent’anni per la moda maschile elegante.
Prima dell’evento, non avrei mai immaginato che il mio lavoro potesse dialogare così bene con quello spazio e con la sua clientela!
È proprio questa la magia sorprendente che si accende quando nascono nuove combinazioni e connessioni. Immagino eventi, feste, conferenze capaci di unire idee e comunità, ispirando le persone a vivere e interagire in modo creativo. L’inaspettato prende forma, e credo sempre di più che sia qualcosa di desiderato e necessario.
Esistono decine di combinazioni tra arti visive, concetti di design, gastronomia e vino che possono dare vita a esperienze meravigliose e divertenti.
Quali sono i tuoi prossimi progetti artistici e quali temi senti di voler approfondire nei prossimi mesi?
Ci sono diversi progetti su cui sto lavorando quest’anno, oltre alle mostre autunnali dedicate a opere già realizzate. Uno dei temi nuovi che sto esplorando prende spunto dalle parole ispiratrici di un’autrice del movimento Science of Mind del XX secolo. Spesso, quando dipingo parole o frasi, la forma delle lettere perde la sua configurazione originaria e si trasforma in un segno astratto — un processo che continua ad affascinarmi, anche dopo lo studio del gesto manuale in Giappone.
Un mio libro, intitolato Micro Daily Practice, verrà pubblicato quest’anno. È nato dai miei programmi di mentoring creativo, e sono entusiasta di condividerlo.
Infine, sto creando una linea di kimono in seta per il mio brand Clù, con le mie opere stampate sulla seta. Saranno in vendita al Met Opera Shop e online. È un progetto a cui lavoro da tempo, e sono felice di vedere queste opere prendere forma in un formato di design che dialoga con il mondo della moda.
Claudia Palmira rappresenta una figura di sintesi tra mondi diversi: arte e comunicazione, spiritualità e concretezza, estetica e funzione. La sua presenza a Rose Rosé 2025 ha dimostrato come l’arte possa ancora emozionare, interrogare e connettere — un viaggio visivo che non si ferma alle forme, ma tocca l’essenza delle cose.
L’articolo è in inglese nella pubblicazione “sorella”: All About Italy